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Italiano > Francese: Romanzo, narrativa, 197 pagine
Romanzo, narrativa.
Lunghezza: 197 pagine, una pagina composta da 34 righe, Times New Roman 12
Esempio di testo:
Il passaparola arrivò ad Enrico grazie al Formichiere: un belloccio ribattezzato così per via del suo passatempo preferito: risucchiare studentesse carine nei bar intorno all’università.
“Domani sera tieniti libero che si aprono le porte del castello” gli disse il Formichiere puntando una minigonna che scodinzolava al bancone.
“Il castello?” chiese Enrico.
“Il mega duplex dell'avvocato Panza.”
Ad Enrico non piaceva imbucarsi alle feste: sbafare a spese di qualcuno che non ti ha invitato e neppure ti conosce. Questa volta, però, il Formichiere sembrava davvero esaltato, e d'altra parte chi non era curioso di sbirciare nella residenza del Panza, principe del foro nonché legale dell'ex primo ministro? Per festeggiare il ventiquattro strappato all'esame di diritto civile, suo figlio Giacinto aveva ottenuto il permesso di aprire i battenti della reggia ai comuni mortali.
Enrico promise che avrebbe cercato di fare un salto.
“Cosa significa che cerchi di fare un salto?” disse il Formichiere. “Tu vieni punto e basta. Sbaglio o da quando ti hanno dato la bella notizia fai il prezioso?”
La notizia si era diffusa alla velocità della luce. A distanza di due settimane Enrico era ancora sotto shock. Sulle prime aveva ipotizzato un caso di omonimia. Era corso a chiedere delucidazioni all' Ufficio Borse di Studio. “Siamo sicuri che sia proprio io? Quello nato a Milano il 18 ottobre 1980?”
“Non sono mica la sua mamma” aveva brontolato la segretaria. “Non conosco a memoria il giorno del suo compleanno.” Poi, sbuffando, aveva inforcato gli occhiali e si era messa a scartabellare il faldone delle candidature prima di dare il responso definitivo. “La data di nascita corrisponde. Settantacinque chili, celibe. Desidera altri dettagli, dottore?”
Enrico era rimasto impalato con un sorriso da ebete sulle labbra: viaggio di andata e ritorno per Boston, soggiorno in uno dei migliori campus americani e rette universitarie pagate per un anno. E pensare che aveva inviato la sua candidatura quasi per gioco; con la leggerezza di uno che acquista un biglietto della lotteria e se lo dimentica nel portafogli.
Gli amici lo avevano chiamato per fargli i complimenti. Molti avevano azzardato pronostici: ti dimenticherai di noi, vedremo la tua foto pubblicata sul New York Times, farai carriera in una banca d'affari, ti sposerai con la pronipote di Rockfeller. Altri gli avevano semplicemente raccomandato di godersi il tempo libero prima della partenza. “Non pensare più a niente, rilassati una buona volta.”
Lui ci provava, ma non era facile. Avrebbe potuto alzarsi tardi la mattina, fare un giro in bici lungo il fiume, fermarsi al bar dei pescatori dove facevano il cappuccino con una schiuma deliziosa, ma non fece niente di tutto questo. La troppa libertà aveva un effetto paralizzante.
Per quattro anni aveva studiato con ferrea disciplina, senza mai cercare scorciatoie. Non aveva trafficato bigini sottobanco né scaricato la tesi da Internet. Nei fine settimana, mentre la sua combriccola di amici cedeva alla tentazione di andare in gita al lago, lui se ne stava chiuso in camera a preparare esami. Sentendolo mormorare per ore da dietro la porta, sua madre si preoccupava e una volta gli aveva domandato se volesse farsi prete.
“Perché?” aveva chiesto Enrico stupito.
“Mi sembra che passi le giornate a pregare.”
“Sto semplicemente ripetendo, mamma.”
La forza dell'abitudine gli faceva compiere i soliti tragitti e incontrare le solite persone. Arrivava a Milano in treno, chiacchierava con gli amici che studiavano svogliatamente nei chiostri, assisteva alle cerimonie di laurea degli ex compagni di corso. Già che era in zona, poi, faceva un salto all'Ufficio Borse di Studio per accertarsi che l'università di Boston avesse ricevuto i documenti sollecitati. La segretaria si era abituata a vederlo comparire alla porta come il postino la mattina, ma ogni tanto si scocciava. “Non è necessario che venga ad informarsi ogni due per tre. Appena riceviamo la conferma la chiamiamo. Lei è troppo ansioso, dottore.”
Gli faceva ancora uno strano effetto sentirsi chiamare “dottore”; come se quel titolo avesse dovuto generare chissà quale cambiamento nel suo aspetto o nel suo modo di comportarsi, mentre lui si sentiva esattamente uguale a prima.
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